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Come potrà finanziare questo progetto la città di Chiusa?

Le spese di costruzione e/o adat­ta­men­to cos­ti­tu­is­cono solo una parte dei costi. La gente ha pau­ra di tut­ti gli altri costi derivati. Da soli, noi Chiu­sani non rius­cire­mo a sostenere cer­ti pesi. Come potrà finanziare questo prog­et­to la cit­tà di Chiusa?

Le spese per la sug­geri­ta costruzione di una nuo­va sede muse­ale, quan­tifi­cate nel­l’or­dine di 10 mil­ioni di Euro, sono ritenute real­is­tiche per­ché pre­ven­ti­vate basan­dosi su dati empiri­ci di prog­et­ti analoghi e sui val­ori indica­tivi uffi­ciali del­la Provin­cia di Bolzano-Alto Adige.

Di fat­to, non sono tan­to le spese di real­iz­zazione a pre­oc­cu­pare una cit­tà, un comune o i cit­ta­di­ni ben­sì, piut­tosto, quelle di ges­tione cor­rente e in par­ti­co­lare i costi di eser­cizio e per il personale.

Fino­ra ci sono sta­ti dibat­ti­ti infor­mali sul­la ques­tione del finanzi­a­men­to, col­lo­qui con gli asses­sori com­pe­ten­ti e la Fon­dazione Cas­sa di Risparmio di Bolzano, che si mostra essen­zial­mente benevola, ma non è sta­ta anco­ra fat­ta alcu­na promes­sa defin­i­ti­va. Va delin­e­an­dosi la neces­sità che, da parte del­la Giun­ta provin­ciale, ven­ga pro­mosso anche un coin­vol­gi­men­to di mece­nati pri­vati. La pos­si­bil­ità che i costi cor­ren­ti di eser­cizio e del per­son­ale siano sostenu­ti con­giun­ta­mente dal­la Provin­cia e dal­la Cit­tà, in una sor­ta di tan­dem, essendo il museo al tem­po stes­so museo provin­ciale e cit­tadi­no, è una log­i­ca di pen­siero che bisogn­erà con­sid­er­are più atten­ta­mente nel­la Fase 2 del progetto.

Il finanzi­a­men­to del­la Fase prog­et­tuale 2 è comunque già cop­er­to, per la mag­gior parte, da risorse del­la Provincia.

 

La città e il museo hanno bisogno di un elemento di congiunzione

Ci ser­vono un mod­el­lo gui­da e una strate­gia, per creare ad esem­pio un nes­so che leghi Alexan­der Koester alla sto­ria del­la cit­tà. Ci sarà questo quadro di riferimento?

La strate­gia prog­et­tuale rien­tra nel­la Fase 2. In quel con­testo si defini­ran­no i prin­cipi gui­da, i tar­get, i con­tenu­ti e il pro­gram­ma di orga­niz­zazione degli spazi, oltre ai nes­si logi­ci e con­cettuali con la sto­ria del­la cit­tà di Chiusa, per es. il per­cor­so urbano alla scop­er­ta del­la Colo­nia artis­ti­ca, l’ate­lier degli artisti di Sabiona ecc. Il fat­to che le opere di Alexan­der Koester e degli artisti suoi con­tem­po­ranei siano inscindibil­mente legate allo spazio urbano di Chiusa in virtù del­la sto­ria del­la Colo­nia artis­ti­ca rende obbli­ga­to­rio il col­lega­men­to con la sto­ria del­la città.

Come si risolverà il problema parcheggi?

Al momen­to, la zona Schin­der­gries è des­ti­na­ta a parcheg­gio. I parcheg­gi però ser­vono.  Chiusa ne ha bisog­no. Come si risolverà il prob­le­ma parcheg­gi? È un prob­le­ma risolvi­bile? Che rif­les­sioni sono state fat­te in proposito? 

Lo stu­dio di prog­et­tazione degli architet­ti Wal­ter Angonese e Klaus Hell­weger pren­derà in esame la prob­lem­at­i­ca parcheg­gi per le zone Schin­der­gries e Cap­puc­ci­ni indi­vid­u­ate come pos­si­bili sedi e pre­sen­terà alcune pro­poste di soluzione.

Già nel­l’am­bito del Prog­et­to Inter­reg IVREVITA. Cit­tà storiche: Vita nuo­va” (2012), lo stu­dio allo­ra incar­i­ca­to del prog­et­to, “Stadtlabor.org” (Architet­ti Lanz/Mutschlechner), ave­va accer­ta­to che la situ­azione parcheg­gi era male orga­niz­za­ta a Chiusa e sot­to­lin­eato, in par­ti­co­lare, che il parcheg­gio Schin­der­gries “spre­ca­va un’area cen­trale e dal poten­ziale inter­es­sante che, invece, divide la città”.

 

Tutto concentrato in un posto?

La cit­tà viene a pri­var­si di luoghi inter­es­san­ti, nel con­cen­trare tut­to in un uni­co bloc­co. La cit­tà è, in realtà, l’ogget­to di mag­gior spic­co del museo.

Anche in cam­po muse­ale, il dibat­ti­to “con­cen­trazione vs. dis­tri­ca­men­to” non cer­to è una ques­tione sconosci­u­ta. Nel caso di Chiusa si potrebbe arrivare ad avere un mix otti­male, una val­i­da com­bi­nazione fra i due diver­si approc­ci: se l’Area artis­ti­co-cul­tur­ale è, da un lato, un luo­go cen­trale di incon­tro, sala del tesoro e ele­men­to di moti­vazione con­cettuale, essa è, al tem­po stes­so, anche il pun­to di parten­za alla vol­ta di itin­er­ari alla scop­er­ta del­la cit­tà, degli angoli speci­fi­ci del­la Colo­nia artis­ti­ca. Il fat­to che il cen­tro stori­co vada a cos­ti­tuire uno degli ogget­ti prin­ci­pali del­l’e­s­po­sizione ded­i­ca­ta alla Colo­nia artis­ti­ca fa del­l’in­ter­se­cazione del prog­et­to con lo spazio urbano un pas­so obbligato.

Quanto realistiche sono, per Chiusa, le possibilità di finanziamento e sostenimento dei costi futuri?

Di cosa ha bisog­no Chiusa per rius­cire a farcela?

L’es­pe­rien­za inseg­na che per i prog­et­ti real­is­ti­ca­mente aus­pi­cati e che con­tano su un ampio con­sen­so popo­lare si trovano anche le nec­es­sarie pos­si­bil­ità di finanzi­a­men­to (Provin­cia, Cit­tà, set­tore tur­is­ti­co, aziende, fon­dazioni pri­vate, mecenati…).

Il fat­to che si trat­ti di uno sfor­zo con­giun­to e che sia nec­es­sario il pieno sosteg­no di tut­ti i cit­ta­di­ni di Chiusa è indis­cus­so. Se il prog­et­to ver­rà real­iz­za­to, con i bigli­et­ti di ingres­so acquis­ta­ti per peri­odiche vis­ite in famiglia, in com­pag­nia di ami­ci e ospi­ti, anche gli abi­tan­ti di Chiusa potran­no con­tribuire a garan­tire il futuro e la pro­fes­sion­al­ità del­la struttura.

Ci sono forse pressioni da parte della Fondazione?

Si con­tin­ua a sen­tir dire che la pro­pos­ta del­la Fon­dazione non va spre­ca­ta. Ci sono forse pres­sioni da parte del­la Fon­dazione? Cre­do che Chiusa non deb­ba asso­lu­ta­mente far­si met­tere sot­to pressione.

Da parte del­la Fon­dazione si nota, fino­ra, solo sosteg­no col­lab­o­ra­ti­vo. Il Dr. Michael Kohler (Ammin­is­tra­tore del­la Fon­dazione Dr. Hans e Hilde­gard Koester di Dort­mund) e il suo con­sulente, l’es­per­to d’arte Dr. Thomas Wald­schmidt, sono in con­tin­uo e profi­c­uo col­lo­quio con la Sin­da­ca Gasser e lo staff incar­i­ca­to del­la prog­et­tazione. La con­sulen­za tec­ni­ca e la super­vi­sione da parte del Dr. Wald­schmidt sono già state messe a dis­po­sizione anche per la sec­on­da fase prog­et­tuale e accolte di buon gra­do dal­lo staff di progettazione.

 

 

Come sarà gestita la questione del traffico e dei parcheggi?

Nel­la stret­ta val­la­ta la situ­azione del traf­fi­co è dif­fi­cile. A fronte di un afflus­so di 50.000 vis­i­ta­tori si rende nec­es­saria una nuo­va polit­i­ca di ges­tione del traf­fi­co. Inclu­so il trasporto pub­bli­co. Ce ne sarà una? Chi se ne occuperà?

Lo stu­dio di con­cretiz­zazione com­mis­sion­a­to per l’Area artis­ti­co-cul­tur­ale esamin­erà la situ­azione parcheg­gi e il vol­ume di traf­fi­co lega­to all’e­sisten­za di ques­ta nuo­va area, indi­vid­uan­do pos­si­bili soluzioni. Lo stu­dio fungerà poi da base per un suc­ces­si­vo piano del traf­fi­co da redi­ger­si per inserire il prog­et­to nel­l’am­bito del­la pro­pos­ta gen­erale di via­bil­ità* per Chiusa. Cer­to è che la rete di trasporti pub­bli­ci (treni, auto­bus) è des­ti­na­ta a diventare un’al­ter­na­ti­va inter­es­sante per il rag­giung­i­men­to del­l’Area artis­ti­co-cul­tur­ale di Chiusa (es. bigli­et­ti com­bi­nati, com­pren­sivi anche del viag­gio di anda­ta con i mezzi di trasporto pubblico).

(Liv­el­lo di appro­fondi­men­to sul­la pro­pos­ta gen­erale di via­bil­ità):* Già nel­l’am­bito del Prog­et­to Inter­reg IVREVITA. Cit­tà storiche:Vita nuo­va” (2012), lo stu­dio allo­ra incar­i­ca­to del prog­et­to, “Stadtlabor.org” (Architet­ti Lanz/Mutschlerchner), ave­va accer­ta­to che “per la mobil­ità indi­vid­uale, anche di pedoni e ciclisti, la rete viaria è com­pli­ca­ta.” Lo stu­dio sug­geri­va, fra l’al­tro, alcune soluzioni che prevede­vano la real­iz­zazione di un ulte­ri­ore ponte sull’Isarco.

 

Concorrenza con musei di fama mondiale?

Non è tut­to trop­po grande? Chiusa, pic­co­la com’è, vuol davvero con­cor­rere con gran­di musei del cal­i­bro del MUMOK o del quartiere vien­nese dei musei?

 “Con­cor­ren­za” non è un ter­mine appro­pri­a­to in questo con­testo. Chiusa farebbe infat­ti male a vol­er met­ter­si in con­cor­ren­za con ambi­en­ti espos­i­tivi come quel­li del MUMOK, il Museo d’arte mod­er­na di Vien­na o, sem­pre nel­la stes­sa cit­tà, il Leopoldmuseum.

Cias­cuno di questi musei, con i suoi 5000 metri quadri cir­ca di super­fi­cie espos­i­ti­va, è addirit­tura sette volte più grande del museo oggi pro­pos­to per Chiusa, con i suoi 750 metri quadri.

Eppure la col­lab­o­razione e parte­ci­pazione a reti con queste due strut­ture è un obi­et­ti­vo real­is­ti­co se si pen­sa che le collezioni del Leopold­mu­se­um rap­p­re­sen­tano anch’esse l’arte del XIX e XX sec­o­lo men­tre il MUMOK rac­coglie pro­duzioni artis­tiche più recen­ti e contemporanee.

Da Cittadina degli artisti a Città per l’Arte?

Si asserisce che, con la real­iz­zazione del­la nuo­va “Casa”, Chiusa potrebbe rial­lac­cia­r­si al suo pas­sato di Colo­nia artis­ti­ca diven­tan­do una mod­er­na Cit­tà per l’arte. Chi ci dice che dei gio­vani artisti vogliano venire a Chiusa? E cosa fac­ciamo se doves­si­mo avere il museo ma non aves­si­mo gio­vani artisti che vengano qui?

 Al momen­to gli artisti han­no notevoli dif­fi­coltà a svol­gere la loro attiv­ità cre­ati­va. Il moti­vo è il seguente: se gli artisti anco­ra dispon­gono di ate­liers e spazi a suf­fi­cien­za durante gli stu­di alle uni­ver­sità e accad­e­mie d’arte, dopo gli stu­di ques­ta disponi­bil­ità di spazi si riduce in maniera ecla­tante per la man­can­za di locali a canoni di affit­to accettabili.

Chiusa potrebbe aiutare a super­are ques­ta stroz­zatu­ra nel proces­so cre­ati­vo dei gio­vani met­ten­do a dis­po­sizione ate­liers tem­po­ranei stu­diati sulle speci­fiche esi­gen­ze degli artisti con­tem­po­ranei. Si ver­rebbe così a creare una situ­azione win-win: ogni pro­duzione artis­ti­ca lì real­iz­za­ta sarà sem­pre lega­ta al nome di Chiusa e dei suoi abi­tan­ti propen­si a pro­muo­vere l’arte. Esat­ta­mente come le opere cre­ate 100–150 anni fa nel­l’am­bito del­la Colo­nia artis­ti­ca di Chiusa e anco­ra oggi inscindibil­mente legate alla cit­tà e ai suoi abitanti.

Ma gli ate­liers e i lab­o­ra­tori non pos­sono essere creati indipen­den­te­mente, anche in luoghi diver­si dal progetto?

Un decen­tra­men­to degli ate­liers e/o lab­o­ra­tori per artisti è essen­zial­mente pos­si­bile e meritev­ole di con­sid­er­azione. Nel­l’am­bito del­la sec­on­da fase del prog­et­to si studierà e val­uterà in che misura una con­cen­trazione o, al con­trario, una dis­si­pazione delle offerte sia di van­tag­gio per il suc­ces­so del prog­et­to nel suo complesso.