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Edificio storico o nuova costruzione?

I Chiu­sani vogliono il museo, ma pochi riescono ad accettare l’idea di una nuo­va costruzione. Il fas­ci­no di Chiusa è uno solo; un edi­fi­cio mod­er­no può venire invece costru­ito ovunque nel mon­do. Chiusa van­ta edi­fi­ci stori­ci asso­lu­ta­mente uni­ci che ben si prestereb­bero ad accogliere un museo. Non per forza un buon museo deve avere una sede nuova.

Chiusa ha, al momen­to, più di un edi­fi­cio stori­co ido­neo ad essere adat­ta­to a museo. La pri­ma indagine con­dot­ta nel­l’am­bito del­lo Stu­dio di fat­tibil­ità (2013) si è sof­fer­ma­ta sul­la “Anti­ca sede del Giudizio” e sul “Con­ven­to dei Cap­puc­ci­ni”. A causa delle com­p­lesse situ­azioni di parten­za (tutela dei beni architet­toni­ci e cul­tur­ali, ridotte altezze e ampiezze dei locali, dis­liv­el­li, lim­i­tate pos­si­bil­ità di acces­so e ampli­a­men­to ecc.), nel­la pri­ma fase di anal­isi nes­suno dei due edi­fi­ci è rius­ci­to tut­tavia a con­vin­cere appieno.

Nel­la sec­on­da fase prog­et­tuale e in par­ti­co­lare nel­l’am­bito del­lo stu­dio di prog­et­tazione degli architet­ti Wal­ter Angonese e Klaus Hell­weger, si ver­i­ficherà in relazione agli edi­fi­ci attual­mente in dis­cus­sione (Con­ven­to dei Cap­puc­ci­ni, Alber­go Gold­en­er Engel, Anti­ca sede del Giudizio) se, con quali oneri e a quali con­dizioni gli stes­si siano adat­ta­bili in modo da sod­dis­fare i req­ui­si­ti del prog­et­to e gli obi­et­tivi di futuro e di svilup­po del­la cit­tà di Chiusa.

Per adattare un edi­fi­cio stori­co a un uso muse­ale, è obbli­ga­to­rio con­sid­er­are e ver­i­fi­care i seguen­ti fattori:

  • Quali restrizioni ven­gono imposte dal­la tutela dei beni architet­toni­ci e culturali?
  • Che opzioni di acces­so esistono (es. con­dizioni per la con­seg­na degli ogget­ti da esporre)?
  • A quali oneri e con­dizioni è pos­si­bile eseguire un adat­ta­men­to del­la struttura?
  • Che pos­si­bil­ità di ampli­a­men­to esistono a lun­go termine?
  • Vi sono suf­fi­ci­en­ti parcheg­gi a disposizione?
  • Come risol­vere l’ob­bli­ga­to­ria ques­tione del­l’e­lim­i­nazione di bar­riere architettoniche?
  • Che altezze e ampiezze sono pos­si­bili per i locali?
  • Come fun­zio­nano le con­seg­ne degli ogget­ti des­ti­nati all’e­s­po­sizione e il loro suc­ces­si­vo sposta­men­to all’in­ter­no del­l’ed­i­fi­cio? (per es. è pos­si­bile real­iz­zare un mon­tacarichi e aper­ture del­l’ed­i­fi­cio suf­fi­cien­te­mente grandi?)
  • Il con­testo stori­co è di van­tag­gio o svan­tag­gio per i con­tenu­ti e gli obi­et­tivi del prog­et­to museale?

 

Ma gli ateliers e i laboratori non possono essere creati indipendentemente, anche in luoghi diversi dal progetto?

Un decen­tra­men­to degli ate­liers e/o lab­o­ra­tori per artisti è essen­zial­mente pos­si­bile e meritev­ole di con­sid­er­azione. Nel­l’am­bito del­la sec­on­da fase del prog­et­to si studierà e val­uterà in che misura una con­cen­trazione o, al con­trario, una dis­si­pazione delle offerte sia di van­tag­gio per il suc­ces­so del prog­et­to nel suo complesso.

Può esserci anche una soluzione senza la costruzione di una nuova sede oppure DEVE esserci per forza una nuova costruzione?

Può esser­ci anche una soluzione sen­za nuo­va sede.
Tut­tavia va con­sid­er­a­to che tut­ti i palazzi attual­mente in dis­cus­sione richiedono un appos­i­to adat­ta­men­to e ampli­a­men­to, con la costruzione di annes­si, per rius­cire a sod­dis­fare le esi­gen­ze del prog­et­to con­forme­mente agli obi­et­tivi di svilup­po e di futuro che Chiusa si è pre­fis­sa­ta. La sec­on­da fase di prog­et­tazione coglierà, esamin­erà e val­uterà tut­ti questi aspetti.

Non è possibile anche una soluzione più modesta, una soluzione che implichi meno spese/costi di gestione?

Soluzioni più pic­cole sono sem­pre pos­si­bili. Le dimen­sioni con­sigli­ate sono legate agli obi­et­tivi che Chiusa si è pre­fis­sa­ta per il suo svilup­po e il suo futuro (aumen­to del­la fre­quen­za di visi­ta, attrat­ti­va,  riv­i­tal­iz­zazione del cen­tro stori­co, polo di iden­ti­fi­cazione per la popo­lazione locale ecc.).

Abbas­san­do la mira, sono ovvi­a­mente ipo­tiz­z­abili anche prog­et­ti di minori dimen­sioni,  prog­et­ti inter­es­san­ti e avvi­a­bili in maniera altret­tan­to pro­fes­sion­ale. Il fat­to è però che Chiusa gestisce già una sif­fat­ta strut­tura muse­ale minore.

La città e il museo hanno bisogno di un elemento di congiunzione

Ci ser­vono un mod­el­lo gui­da e una strate­gia, per creare ad esem­pio un nes­so che leghi Alexan­der Koester alla sto­ria del­la cit­tà. Ci sarà questo quadro di riferimento?

La strate­gia prog­et­tuale rien­tra nel­la Fase 2. In quel con­testo si defini­ran­no i prin­cipi gui­da, i tar­get, i con­tenu­ti e il pro­gram­ma di orga­niz­zazione degli spazi, oltre ai nes­si logi­ci e con­cettuali con la sto­ria del­la cit­tà di Chiusa, per es. il per­cor­so urbano alla scop­er­ta del­la Colo­nia artis­ti­ca, l’ate­lier degli artisti di Sabiona ecc. Il fat­to che le opere di Alexan­der Koester e degli artisti suoi con­tem­po­ranei siano inscindibil­mente legate allo spazio urbano di Chiusa in virtù del­la sto­ria del­la Colo­nia artis­ti­ca rende obbli­ga­to­rio il col­lega­men­to con la sto­ria del­la città.

Ci sono forse pressioni da parte della Fondazione?

Si con­tin­ua a sen­tir dire che la pro­pos­ta del­la Fon­dazione non va spre­ca­ta. Ci sono forse pres­sioni da parte del­la Fon­dazione? Cre­do che Chiusa non deb­ba asso­lu­ta­mente far­si met­tere sot­to pressione.

Da parte del­la Fon­dazione si nota, fino­ra, solo sosteg­no col­lab­o­ra­ti­vo. Il Dr. Michael Kohler (Ammin­is­tra­tore del­la Fon­dazione Dr. Hans e Hilde­gard Koester di Dort­mund) e il suo con­sulente, l’es­per­to d’arte Dr. Thomas Wald­schmidt, sono in con­tin­uo e profi­c­uo col­lo­quio con la Sin­da­ca Gasser e lo staff incar­i­ca­to del­la prog­et­tazione. La con­sulen­za tec­ni­ca e la super­vi­sione da parte del Dr. Wald­schmidt sono già state messe a dis­po­sizione anche per la sec­on­da fase prog­et­tuale e accolte di buon gra­do dal­lo staff di progettazione.

 

 

Come sarà gestita la questione del traffico e dei parcheggi?

Nel­la stret­ta val­la­ta la situ­azione del traf­fi­co è dif­fi­cile. A fronte di un afflus­so di 50.000 vis­i­ta­tori si rende nec­es­saria una nuo­va polit­i­ca di ges­tione del traf­fi­co. Inclu­so il trasporto pub­bli­co. Ce ne sarà una? Chi se ne occuperà?

Lo stu­dio di con­cretiz­zazione com­mis­sion­a­to per l’Area artis­ti­co-cul­tur­ale esamin­erà la situ­azione parcheg­gi e il vol­ume di traf­fi­co lega­to all’e­sisten­za di ques­ta nuo­va area, indi­vid­uan­do pos­si­bili soluzioni. Lo stu­dio fungerà poi da base per un suc­ces­si­vo piano del traf­fi­co da redi­ger­si per inserire il prog­et­to nel­l’am­bito del­la pro­pos­ta gen­erale di via­bil­ità* per Chiusa. Cer­to è che la rete di trasporti pub­bli­ci (treni, auto­bus) è des­ti­na­ta a diventare un’al­ter­na­ti­va inter­es­sante per il rag­giung­i­men­to del­l’Area artis­ti­co-cul­tur­ale di Chiusa (es. bigli­et­ti com­bi­nati, com­pren­sivi anche del viag­gio di anda­ta con i mezzi di trasporto pubblico).

(Liv­el­lo di appro­fondi­men­to sul­la pro­pos­ta gen­erale di via­bil­ità):* Già nel­l’am­bito del Prog­et­to Inter­reg IVREVITA. Cit­tà storiche:Vita nuo­va” (2012), lo stu­dio allo­ra incar­i­ca­to del prog­et­to, “Stadtlabor.org” (Architet­ti Lanz/Mutschlerchner), ave­va accer­ta­to che “per la mobil­ità indi­vid­uale, anche di pedoni e ciclisti, la rete viaria è com­pli­ca­ta.” Lo stu­dio sug­geri­va, fra l’al­tro, alcune soluzioni che prevede­vano la real­iz­zazione di un ulte­ri­ore ponte sull’Isarco.

 

Concorrenza con musei di fama mondiale?

Non è tut­to trop­po grande? Chiusa, pic­co­la com’è, vuol davvero con­cor­rere con gran­di musei del cal­i­bro del MUMOK o del quartiere vien­nese dei musei?

 “Con­cor­ren­za” non è un ter­mine appro­pri­a­to in questo con­testo. Chiusa farebbe infat­ti male a vol­er met­ter­si in con­cor­ren­za con ambi­en­ti espos­i­tivi come quel­li del MUMOK, il Museo d’arte mod­er­na di Vien­na o, sem­pre nel­la stes­sa cit­tà, il Leopoldmuseum.

Cias­cuno di questi musei, con i suoi 5000 metri quadri cir­ca di super­fi­cie espos­i­ti­va, è addirit­tura sette volte più grande del museo oggi pro­pos­to per Chiusa, con i suoi 750 metri quadri.

Eppure la col­lab­o­razione e parte­ci­pazione a reti con queste due strut­ture è un obi­et­ti­vo real­is­ti­co se si pen­sa che le collezioni del Leopold­mu­se­um rap­p­re­sen­tano anch’esse l’arte del XIX e XX sec­o­lo men­tre il MUMOK rac­coglie pro­duzioni artis­tiche più recen­ti e contemporanee.

Da Cittadina degli artisti a Città per l’Arte?

Si asserisce che, con la real­iz­zazione del­la nuo­va “Casa”, Chiusa potrebbe rial­lac­cia­r­si al suo pas­sato di Colo­nia artis­ti­ca diven­tan­do una mod­er­na Cit­tà per l’arte. Chi ci dice che dei gio­vani artisti vogliano venire a Chiusa? E cosa fac­ciamo se doves­si­mo avere il museo ma non aves­si­mo gio­vani artisti che vengano qui?

 Al momen­to gli artisti han­no notevoli dif­fi­coltà a svol­gere la loro attiv­ità cre­ati­va. Il moti­vo è il seguente: se gli artisti anco­ra dispon­gono di ate­liers e spazi a suf­fi­cien­za durante gli stu­di alle uni­ver­sità e accad­e­mie d’arte, dopo gli stu­di ques­ta disponi­bil­ità di spazi si riduce in maniera ecla­tante per la man­can­za di locali a canoni di affit­to accettabili.

Chiusa potrebbe aiutare a super­are ques­ta stroz­zatu­ra nel proces­so cre­ati­vo dei gio­vani met­ten­do a dis­po­sizione ate­liers tem­po­ranei stu­diati sulle speci­fiche esi­gen­ze degli artisti con­tem­po­ranei. Si ver­rebbe così a creare una situ­azione win-win: ogni pro­duzione artis­ti­ca lì real­iz­za­ta sarà sem­pre lega­ta al nome di Chiusa e dei suoi abi­tan­ti propen­si a pro­muo­vere l’arte. Esat­ta­mente come le opere cre­ate 100–150 anni fa nel­l’am­bito del­la Colo­nia artis­ti­ca di Chiusa e anco­ra oggi inscindibil­mente legate alla cit­tà e ai suoi abitanti.

Ma gli ate­liers e i lab­o­ra­tori non pos­sono essere creati indipen­den­te­mente, anche in luoghi diver­si dal progetto?

Un decen­tra­men­to degli ate­liers e/o lab­o­ra­tori per artisti è essen­zial­mente pos­si­bile e meritev­ole di con­sid­er­azione. Nel­l’am­bito del­la sec­on­da fase del prog­et­to si studierà e val­uterà in che misura una con­cen­trazione o, al con­trario, una dis­si­pazione delle offerte sia di van­tag­gio per il suc­ces­so del prog­et­to nel suo complesso.