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Care Chiusane e cari Chiusani

Care Chiu­sane e cari Chiusani

non abbi­atemene a male se io, Sonya Hofer, sono ovvi­a­mente un’ar­dente sosten­i­trice del nuo­vo prog­et­to muse­ale. Sarebbe assur­do se io, da artista e, da anni, inseg­nante di edu­cazione artis­ti­ca, fos­si contraria!

Assieme a Les­ley de Vries ho ded­i­ca­to la mia vita all’arte, por­tan­do nel pre­sente l’idea del­la cit­tà degli artisti. E, con noi, tut­ti col­oro, uomi­ni e donne, impeg­nati atti­va­mente a favore di Chiusa, in tut­ti i campi: com­mer­cio, arte, cul­tura, usi e tradizioni. In questo sen­so Chiusa può riten­er­si anco­ra un “biotopo umano”.

Nei pas­sati decen­ni è sta­to fat­to un gran lavoro prepara­to­rio, è sta­to lavo­ra­to un ter­reno fer­tile per la con­cretiz­zazione del­l’idea, ora mat­u­ra­ta, di Cit­tà degli artisti, per dare alla cit­tà, con una strut­tura mod­er­na, quale è la pre­vista Area artis­ti­co-cul­tur­ale in Chiusa, un nuo­vo volto, e con esso nuovi stimoli.

Chiusa si iden­ti­fi­ca, riten­go, con il con­cet­to di “Cit­tà degli artisti”. È diven­ta­to, per così dire, un nos­tro mar­chio di fab­bri­ca. Sui media viene usato per pro­muo­vere gli even­ti più vari; è un con­cet­to ormai cor­rente nelle pub­bli­cazioni che descrivono la cit­tà di Chiusa.

Sem­bra tut­to molto bel­lo, no? Ci si dà l’im­mag­ine del­la men­tal­ità nobile, fan­ta­siosa e intrapren­dente, di una men­tal­ità aper­ta e mon­dana, in sin­te­si. Un approc­cio a cui si accom­pa­gna anche quel­l’aria di mon­do, lo spir­i­to che Chiusa res­pi­ra­va quan­do, a cav­al­lo fra il XIX e XX sec­o­lo, era la “mec­ca degli artisti”. Un pas­sato glo­rioso che ora appare lon­tano e il cui splen­dore rischia di impallidire…

  … per­ché cosa dici­amo a un tur­ista che chie­da delle opere, delle tes­ti­mo­ni­anze, delle ered­ità, delle salette degli artisti di quel­l’e­poca, degli artisti di oggi, dei lab­o­ra­tori artis­ti­ci di oggi?

… tut­to per­so, svan­i­to, era così una vol­ta? Sto­ria … sì, che res­ta solo da leggere!

Care Chiu­sane e cari Chiu­sani, oggi ci viene offer­ta l’oc­ca­sione uni­ca di recu­per­are una parte del pat­ri­mo­nio artis­ti­co di quel­l’e­poca, e pre­cisa­mente l’opera di Alexan­der Koester, il prin­ci­pale espo­nente del­la Colo­nia artis­ti­ca di Chiusa: Chiu­sano per scelta, sposò Isabel­la Kan­ti­ol­er, figlia del leggen­dario oste “Lam­plwirt”, si fece una casa e un ate­lier, Ca’ Moralt, si fece anche uno stag­no, come il famoso laghet­to delle nin­fee di Mon­et … sì, non è forse ques­ta LA sto­ria??? Non lo sen­ti­amo, questo cam­pan­el­lo? Quel­la che ci viene offer­ta è un’oc­ca­sione che non pos­si­amo las­cia­r­ci sfuggire!!!

Ma non è tut­to. Il peri­o­do più pro­dut­ti­vo di Koester coin­cide con i 20 anni del­la sua per­ma­nen­za a Chiusa, ed è il peri­o­do in cui nascono opere oggi quo­tate a liv­el­lo internazionale.

Solo” Koester. Ma Koester bas­ta, da solo? È un richi­amo suf­fi­ciente?, mi chiede la gente. Non “solo” Koester, ma anche opere rac­colte nelle collezioni locali e risalen­ti a quegli stes­si anni a cav­al­lo dei due sec­oli. A Chiusa potrem­mo così col­mare una lacu­na nel­lo sce­nario muse­ale altoatesino. A Chiusa ver­rebbe dunque data l’op­por­tu­nità e affi­da­ta la mis­sione di ripo­sizionare nel­la realtà di oggi l’opera di Koester.

Da artista ormai matu­ra vor­rei dire, per espe­rien­za e con tut­ta umiltà, che una vita non è suf­fi­ciente, il più delle volte, a las­cia­re ai pos­teri un pat­ri­mo­nio artis­ti­co deg­no di questo nome. Non è così facile. Ecco per­ché va ono­ra­ta l’at­tiv­ità artis­ti­ca di Koester: per­ché è un’­opera di qual­ità. Il gus­to è sogget­to alle mode, ma la qual­ità res­ta ed è una base su cui pot­er costru­ire. E noi l’ab­bi­amo ques­ta base, è l’arte cresci­u­ta qui, è l’arte ispi­ra­ta dai nos­tri pae­sag­gi e dal­la nos­tra gente.

Koester, fra sto­ria e moder­nità: ques­ta idea deve avere anche tut­ta la vis­i­bil­ità che può dar­gli l’aspet­to este­ri­ore del­l’ed­i­fi­cio che l’ac­coglie, volu­ta­mente ideato in con­trasto con il nucleo stori­co urbano.

Siate cor­ag­giosi!
Sonya Hofer

Feed­back del­lo staff di esperti

L’au­t­en­tic­ità è un con­cet­to chi­ave fon­da­men­tale del prog­et­to Chiusa: dove, se non a Chiusa, dovrebbe essere mes­so in mostra il pat­ri­mo­nio del­la collezione Alexan­der Koester? Il rap­p­re­sen­tante del­la Fon­dazione, il Dr. Michael Kohler, definisce gius­ta­mente Chiusa come la “log­i­ca patria” di queste opere. Dove, se non a Chiusa, mostrare la collezione di Siegfried Unter­berg­er e l’in­cred­i­bile pat­ri­mo­nio di altri cap­ola­vori del­l’e­poca, oggi in mano alla Provin­cia? Così abbinate, le opere si inte­gr­ereb­bero e arric­chireb­bero a vicen­da. In quale cit­tad­i­na del­l’Al­to Adi­ge gli artisti dovreb­bero sen­tir­si anco­ra i ben­venu­ti come nel­la cit­tà di Chiusa, nota e vis­su­ta real­mente come cit­tà degli artisti?

I pro­mo­tori del tur­is­mo cer­cano spes­so a lun­go e a fon­do pri­ma di trovare radi­ci “com­mer­cial­iz­z­abili”, carat­ter­is­tiche di unic­ità, ele­men­ti di dis­tinzione per borghi, cit­tà e regioni. L’au­t­en­tic­ità ne diven­ta il prin­ci­pale con­cet­to chi­ave. Chiusa rac­chi­ude già in sé ques­ta sto­ria e ques­ta aut­en­tic­ità: una situ­azione asso­lu­ta­mente par­ti­co­lare e un’ot­ti­ma oppor­tu­nità per Chiusa.

Egregi organizzatori del workshop “Riflessioni sul futuro di Chiusa”

A causa di un altro impeg­no, il prossi­mo saba­to non potrò purtrop­po parte­ci­pare a questo inter­es­sante incontro.

Per ques­ta ragione mi per­me­t­to di farVi per­venire per mail alcune mie considerazioni.

 Le pos­si­bil­ità di creare nel­la nos­tra bel­la cit­tad­i­na di Chiusa un museo provin­ciale van­no val­u­tate e appro­fon­dite, e non scar­tate a pri­ori. Sul­la sede si può ovvi­a­mente discutere.

 A mio avvi­so, per un museo provin­ciale, la vec­chia sede del Giudizio sarebbe la meglio indi­ca­ta per i seguen­ti motivi:

1.      Chiusa ha una situ­azione urban­is­ti­ca uni­ca nel suo genere, vis­to che a tut­ti i mar­gi­ni del­la cit­tà è pre­sente un parcheg­gio (Parcheg­gio mer­ca­to al lim­ite occi­den­tale del­la cit­tà, Schin­der­gries al lim­ite ori­en­tale, Tinne-Puch­er al lim­ite set­ten­tri­onale e Cimitero-Vig­ili del fuo­co al lim­ite merid­ionale del­la città)

2.      Abbi­amo la for­tu­na di avere una stazione fer­roviaria e uno svin­co­lo autostradale.

Stan­ti queste buone pre­messe, il nuo­vo museo dovrebbe essere real­iz­za­to diret­ta­mente in cen­tro cit­tà. Tut­ti i vis­i­ta­tori si tro­vereb­bero così a dover passeg­gia­re per ques­ta bel­la cit­tad­i­na, ad ammi­rare anche altre cose inter­es­san­ti, pri­ma di arrivare alla meta del museo provin­ciale. Sul­la stra­da del ritorno potreb­bero anche fare qualche acquisto.

In questo modo man­ter­re­mo i tan­to preziosi parcheg­gi risparmian­do sicu­ra­mente dei soldi.

La ristrut­turazione del­l’ed­i­fi­cio sud­det­to , con ampli­a­men­to ver­so l’Is­ar­co, potrebbe essere attua­ta indi­cen­do un con­cor­so di idee per architetti.

 Vor­rei poi fare un’al­tra pro­pos­ta sulle attiv­ità com­mer­ciali, con­sid­er­a­to che Chiusa va con­tem­po­ranea­mente pro­mossa anche sul piano eco­nom­i­co.   

 Per­sonal­mente sono del parere che tutte, ma pro­prio TUTTE le cat­e­gorie di mer­ci deb­bano fare ritorno in cit­tà. Per­ché, banal­mente,  non è più pos­si­bile com­prare neanche un chio­do, ed è logi­co che ci si sposti dove si tro­va di tut­to. Un grosso errore è sta­to a mio avvi­so bandire i tan­ti negozi dal­la cit­tà e spostar­li al cen­tro GEPA.

Quel­la di creare a Chiusa un bel viale di locali e negozi, dal Munici­pio fino al piaz­za­le del­la pos­ta, mag­a­ri addirit­tura cop­er­to, è un’ idea che riten­go ben fat­tibile nel con­testo di un consorzio.

Il pas­so più impor­tante, quel­lo del­la fon­dazione di una coop­er­a­ti­va (la WGK, Soci­età coop­er­a­ti­va eco­nom­i­ca di Chiusa), è già sta­to del resto compiuto.

Con un’al­tra mia pro­pos­ta non vor­rei sos­ti­tuir­mi ai respon­s­abili del­la coop­er­a­ti­va WGK ma pen­so che a Chiusa potrebbe ben fun­zionare una ristrut­turazione di questo genere:

La coop­er­a­ti­va WGK potrebbe pren­dere in locazione tut­ti gli spazi com­mer­ciali disponi­bili in cit­tà. In aggiun­ta potreb­bero essere pre­si in locazione anche eser­cizi già oper­a­tivi, se aus­pi­ca­to dagli attuali pro­pri­etari. In questo modo si potrebbe dar vita a un viale com­mer­ciale, con tutte le cat­e­gorie di mer­ci posizion­ate strategicamente.

Per gli eser­cizi locati bisognerebbe ovvi­a­mente assumere del per­son­ale (venditrici/venditori) come dipen­den­ti del­la coop­er­a­ti­va. Se gli attuali gestori dei negozi lo volessero, ci sarebbe anche per loro la pos­si­bil­ità di lavo­rare come dipen­den­ti del­la WGK, affit­tan­do alla coop­er­a­ti­va stes­sa l’e­ser­cizio in questione.

Un sim­i­le mod­el­lo di coop­er­a­ti­va fun­zionerebbe sicu­ra­mente bene a Chiusa per­ché, per espe­rien­za per­son­ale, pos­so dire che in agri­coltura, negli ulti­mi decen­ni, siamo rius­ci­ti a soprav­vi­vere solo gra­zie al sis­tema delle cooperative.

Auguro a tut­ti voi un buon anda­men­to del work­shop e por­go i miei più cor­diali coop­er­a­tivi saluti.

Johann Gasser
Ober­gost­ner Pardell

Feed­back degli esperti

È vero che il fat­to di “essere sede di un museo provin­ciale” cos­ti­tu­isce una grande oppor­tu­nità per un comune, sot­to tut­ti i pun­ti di vista del­la vita urbana: locali com­mer­ciali, rival­oriz­zazione degli immo­bili, rilan­cio del­la ricettiv­ità gas­tro­nom­i­ca e alberghiera, aumen­to del­l’in­ter­esse dei vis­i­ta­tori per la cit­tà ecc…

L’e­si­gen­za di un catal­iz­za­tore di fre­quen­za e, con esso, il deside­rio di riv­i­tal­iz­zazione del­la cit­tà depon­gono, al momen­to, cer­ta­mente a favore di un posizion­a­men­to del prog­et­to nel cen­tro storico.

Nel­la sec­on­da fase del prog­et­to in parten­za il 15 novem­bre 2015 sarà appro­fon­di­ta la ques­tione del­la sede, apren­dovi una dis­cus­sione sul­la base delle nuove conoscen­ze acquisite. Ad oggi sono ogget­to d’e­same la vec­chia sede del Giudizio, l’area dei Cap­puc­ci­ni, l’ex “Gasthof Engl” e la zona Schindergries.

Riportate finalmente gli artisti a Chiusa!

Con­trib­u­to di un/a cittadino/a

Ripor­tate final­mente gli artisti a Chiusa!
Rilan­cio di una cit­tà creativa!

Chissà che anni grandiosi quel­li in cui Chiusa era pre­sente sul­la map­pa geografi­ca degli artisti… Quan­do in cit­tà si vive­va, lavo­ra­va e face­va fes­ta. Chi non li conosce quei tan­tis­si­mi dis­eg­ni, le inci­sioni e i quadri che han­no por­ta­to Chiusa in giro per il mon­do, entran­do nel­la sto­ria del­l’arte, come la Neme­si di Dür­er o i dip­in­ti di Koester?

Per­ché mai questo fenom­e­no non dovrebbe essere pos­si­bile anche oggi?

Di riv­i­tal­iz­zazioni analoghe vi sono esem­pi a sufficienza:

Pri­ma arrivano gli artisti a lavo­rare negli ate­liers, segui­ti poi da gal­lerie e spazi espos­i­tivi. Il pas­so suc­ces­si­vo sono i design­ers e gli architet­ti, con i caf­fè e le bou­tiques. Il quartiere conosce un boom, gli artisti con­tin­u­ano ad arrivare, vi si aggiun­gono nuovi cre­ativi, lo scam­bio mantiene vivo l’am­bi­ente. La gen­tri­fi­cazione, l’arte con­tem­po­ranea come fat­tore eco­nom­i­co, non è più una realtà nota a pochi eletti.

Dal quartiere Soho a New York al “Kreuzknöll” di Berli­no fino al Kun­st­park Ost di Mona­co, sem­pre la stes­sa sce­na, ripetu­ta e sper­i­men­ta­ta tan­tis­sime volte, e divenu­ta format.

E adesso non mi ven­ga a dire nes­suno che non è nem­meno parag­o­nabile… quan­ti Chiu­sani usano, al pos­to del vec­chio tele­fono a dis­co, lo stes­so I‑Phone e lo stes­so tablet dei bohémiens borgh­e­si delle gran­di cit­tà? Nes­suno ha pau­ra del con­fron­to, “pos­si­amo far­lo anche noi, non siamo nati ieri!” La provin­cia non esiste più, se non nelle teste…

Cosa abbi­amo?

Le opere di Alexan­der Koester, per par­tire; una buona rag­giun­gi­bil­ità da ogni direzione e una sto­ria che impe­gan. E in più il sole, i pae­sag­gi, il vino e il buon cibo.

E, nel­la migliore delle ipote­si, la volon­tà con­di­visa di farcela!

Cosa ci serve?

Degli otti­mi ate­liers e lab­o­ra­tori, delle buone con­dizioni di lavoro per gli artisti, spazi espos­i­tivi, una buona infra­strut­tura per cre­ativi e, cosa più impor­tante, men­tal­ità aperte, com­pe­ten­ti, che tira­no avan­ti la baracca!

Una nuo­va strut­tura? Sì!

Gli artisti sono anch’es­si, ormai, delle imp­rese individuali,ambiziosi e ori­en­tati al rag­giung­i­men­to di obi­et­tivi. Quel fare nos­tal­gi­co e quel­l’oper­osità tra­sog­na­ta sono ormai dei clichés, lon­tani dal­la realtà degli artisti odierni.   

A nes­sun faleg­name ci si sognerebbe mai di offrire, per pro­muoverne le com­pet­i­tiv­ità, spazi di lavoro e pre­sen­tazione fra vec­chie mura ma, sem­mai, spazi pro­dut­tivi all’ul­ti­mo grido.

Nel­la real­iz­zazione di un grande sog­no, il pri­mo pas­so non può essere un compromesso.

Peter Senon­er

01.11.2015

Feed­back del­lo staff di esperi

Chiusa riu­nisce, di fat­to, otti­mi pre­sup­posti per la real­iz­zazione di una visione futu­ra come quel­la, ispi­ra­trice, descrit­ta nel commento.

Se real­iz­za­ta, l’idea­ta Area artis­ti­co-cul­tur­ale può cos­ti­tuire il descrit­to pun­to di parten­za ed ele­men­to di sti­mo­lo per la nasci­ta e la cresci­ta di un ambi­ente cul­tur­ale vivo e vitale a Chiusa. Ne derivereb­bero infat­ti lega­mi des­ti­nati a pro­muover­si a vicen­da, fra un’of­fer­ta cul­tur­ale mul­ti­pla e ambiziosa, una disponi­bil­ità e flessibil­ità di spazi, ate­liers e lab­o­ra­tori ben dotati e con­dizioni quadro favorevoli alla pro­duzione artis­ti­ca. Aziende arti­giane aperte all’arte e propense alla sper­i­men­tazione, grup­pi pro­fes­sion­ali dei più svariati set­tori cre­ativi, gal­lerie e mer­can­ti d’arte, una cit­tad­i­nan­za cos­mopoli­ta ecc. com­pletereb­bero il quadro futuro del­la città.

Parere e aspetti per me important

Da noto e fran­co osser­va­tore del prog­et­to Museo Koester, mi preme innanz­i­tut­to evi­den­ziare che con le infor­mazioni sino­ra trasmesse non si è ottenu­to da parte del­la popo­lazione alcun con­sen­so e sosteg­no, né si rius­cirà real­is­ti­ca­mente ad averli.

Come uni­ca soluzione val­i­da è sta­ta indi­ca­ta la costruzione di una nuo­va strut­tura in zona Schin­der­gries, con costi oltre gli 8 mil­ioni, nel­lo stu­dio leg­go persi­no di 10 mil­ioni! Ovvio che sia un fias­co. L’ap­proc­cio avrebbe dovu­to puntare piut­tosto sui con­tenu­ti, sulle idee e sui prog­et­ti, sus­ci­tan­do in questo modo curiosità, entu­si­as­mo, moti­vazione, coin­vol­gen­do nel dis­cor­so il mag­gior numero pos­si­bile di per­sone e cer­can­do di sti­mo­lare la parte­ci­pazione e l’impegno.

La scelta del luo­go e la definizione di costi e finanzi­a­men­ti avreb­bero dovu­to essere gli ulti­mi pun­ti da affrontare nel dibat­ti­to, sep­pure nec­es­sari ed estrema­mente impor­tan­ti. Basti pen­sare che si par­la di un vol­ume di 50.000 vis­i­ta­tori (un dato vera­mente ambizioso, for­ni­to con grande dis­in­voltura!). Con le infor­mazioni che ho a dis­po­sizione riesco dif­fi­cil­mente a immag­i­n­ar­mi che con il presti­to Koester, la collezione Unter­berg­er, gli ate­liers ecc. si pos­sa arrivare all’or­dine dei 50.000 ingres­si pre­ven­ti­vati. Alle prese con la diges­tione del­la pri­ma smorza­ta arriva­ta dai col­lo­qui con la Giun­ta provin­ciale, bisogna ora riconoscere di non aver trova­to troppe porte aperte e che la pal­la è sta­ta ora ripas­sa­ta ai Chiusani.

A mag­gior ragione, dunque, bisognerebbe oggi agire in maniera più com­pat­ta, con un’ampia parte­ci­pazione e con la dovu­ta mod­es­tia. Sono anche del parere che una nuo­va strut­tura, tan­to cos­tosa, deb­ba essere pre­sa in con­sid­er­azione come ulti­ma pos­si­bil­ità. Pri­ma andreb­bero invece val­u­tate tutte le altre vari­anti che preve­dono il recu­pero di antichi edi­fi­ci stori­ci. Le alter­na­tive pre­sen­ti nel­la zona dei Cap­puc­ci­ni, com­pre­sa la chiesa, sono ben lun­gi dal­l’essere anco­ra sfrut­tate appieno. La vec­chia sede del Giudizio non è neanche per me una soluzione par­ti­co­lar­mente adat­ta ma i palazzi Gries­burg e Bergamt potreb­bero essere valide alter­na­tive e van­no in questo sen­so studiate.

Ovvio che la des­ti­nazione delle opere di Koester è, per eccel­len­za, Chiusa, eppure non mi lascerei met­tere tan­to facil­mente sot­to pres­sione dal­la Fon­dazione. Una pic­co­la nota sul­la collezione: il val­ore sti­ma­to non è il val­ore di mer­ca­to, vedi l’e­sem­pio del­la collezione Unterberger.

Asso­lu­ta­mente irre­al­is­ti­co mi pare anche il fat­to che a Chiusa una parte con­sis­tente di queste ingen­ti risorse pos­sa venire dai privati.

Fas­tidioso è anche il con­tin­uo con­fron­to con i musei di gran­di cit­tà come Mona­co, Ambur­go, Berli­no o Vien­na. Questi pal­cosceni­ci han­no ben poco a che vedere con la nos­tra realtà. Ma con Coro­nes, pur diver­sa, è pos­si­bile tentare un con­fron­to, par­tendo dai costi, rel­a­ti­va­mente moderati, di cir­ca 3,3 mil­ioni di Euro!   

Rac­co­man­derei con veemen­za di pro­muo­vere una mag­giore dis­cus­sione, con mol­ta meno moderazione.

Per il resto riten­go che il Monas­tero di Sabiona e il suo uso futuro dovreb­bero avere una pri­or­ità ben mag­giore. Chiusa è una bel­la cit­tad­i­na medio­e­vale ma con Sabiona diven­ta davvero uni­ca! Qui cre­do che ci sia anco­ra molto da fare, il che non sig­nifi­ca tut­tavia che non ci si deb­ba occu­pare del museo Koester.
Portare a Sabiona 50.000 per­sone (logi­ca­mente anche pel­le­gri­ni) è di gran lun­ga più facile che por­tarne 50.000 al Museo Koester, anche se questo obi­et­ti­vo non è impos­si­bile. Come si dice­va, tut­tavia, dipende tut­to dai contenuti.

 Friedrich Gantioler

Chiusura del Museo Civico (stando allo Studio di fattibilità, pag. 34)  oppure simbiosi Museo Civico-Museo Koester? 

Nel­l’e­s­po­sizione per­ma­nente del­l’at­tuale Museo Civi­co, accan­to al Tesoro di Lore­to sono esposte, per motivi di spazio, solo opere del­la Colo­nia artis­ti­ca di Chiusa che, stan­do allo stu­dio, dovreb­bero pas­sare al nuo­vo museo, men­tre il cor­poso Tesoro di Lore­to dovrebbe trovare una nuo­va col­lo­cazione nel­la minus­co­la Cap­pel­la di Lore­to. Questo sig­ni­ficherebbe, di fat­to, la chiusura del Museo Civico.

La fun­zione acco­mu­nante di un museo civi­co è evi­dente. Una sua chiusura è per­tan­to total­mente incom­pren­si­bile. Nel­l’am­bito del pre­vis­to Museo Koester (Colo­nia artis­ti­ca) che dis­porrà di notevoli capac­ità di spazio, sono sem­mai aus­pi­ca­bili un poten­zi­a­men­to e una riprog­et­tazione del Museo Civico.

L’e­poca del­la Colo­nia artis­ti­ca è solo una fase mar­ginale, e tut­t’al­tro che rap­p­re­sen­ta­ti­va, del­la com­p­lessa sto­ria del­la nos­tra cit­tà: sto­ria del­l’inse­di­a­men­to (reper­ti arche­o­logi­ci, punte di frec­cia risalen­ti al Neoliti­co, gioiel­li medio­e­vali in oro ecc.), Sabiona sede vescov­ile, fon­dazione e svilup­po del­la cit­tà, sto­ria delle locan­de, degli arti­giani e delle cor­po­razioni di mestieri, il viag­gio in Italia di Albrecht Dür­er, la sto­ria lega­ta agli Hut­ter­er, alla famiglia Jen­ner e alla miniera, Joseph Anton von Per­lath, Padre Joachim Hasp­inger, il Treni­no del­la Val Gar­de­na, le piene, Brde, le epi­demie, le ese­cuzioni ecc.

Quel che si chiede è dunque una trat­tazione e riv­is­i­tazione, nonché un’adegua­ta pre­sen­tazione e mes­sa in sce­na del­la sto­ria del­la cit­tà nel con­testo di un nuo­vo museo civi­co, com­pren­dente anche la sezione del­la Colo­nia artis­ti­ca, con accen­to su Alexan­der Koester, ossia una sim­biosi profi­cua fra Museo Civi­co e Museo Koester. Per­ché noi tut­ti siamo la som­ma del nos­tro pas­sato. E solo chi conosce la sto­ria può affrontare il futuro.

Feed­back del­lo staff di esperti

La sto­ria di Chiusa pre­sen­ta indub­bi­a­mente innu­merevoli sfac­cettature in più rispet­to alla sola epoca del­la Colo­nia artis­ti­ca. Un Museo Civi­co che rac­con­ti la sto­ria di Chiusa dal­la fon­dazione del­la cit­tà ai giorni nos­tri e rac­col­ga un adegua­to pat­ri­mo­nio di ogget­ti muse­ali rap­p­re­sen­terebbe indub­bi­a­mente, per la cit­tad­i­nan­za, un prezioso luo­go di incon­tro e iden­ti­fi­cazione, con una sua pro­pria sto­ria. Anche le opere di Alexan­der Koester ben si prestereb­bero ad essere inserite in questo per­cor­so stori­co sul­la città.

Lo stu­dio era chiam­a­to a ver­i­fi­care in quale misura la don­azione del­la Fon­dazione pos­sa rap­p­re­sentare per Chiusa un’op­por­tu­nità di riv­i­tal­iz­zazione e atti­vazione del­lo spazio urbano cen­trale. Il prog­et­to dovrebbe però, al tem­po stes­so, sod­dis­fare la richi­es­ta del­la Fon­dazione, inter­es­sa­ta a vedere la collezione Alexan­der Koester inseri­ta in un con­testo stori­co-artis­ti­co adegua­to e, pos­si­bil­mente, addirit­tura affi­an­ca­ta a un cen­tro di stu­di e ricerche sul­l’­opera di Alexan­der Koester e dei suoi com­pag­ni di avventure.

Da questo stu­dio è emer­so tut­tavia che solo arric­chen­do la collezione del­la Fon­dazione con un com­p­lesso e impor­tante pat­ri­mo­nio di opere del­la Provin­cia di Bolzano-Alto Adi­ge, e andan­do così a com­pletare la serie di musei provin­ciali a con­tenu­to stori­co-artis­ti­co (con la pre­sen­tazione di questo peri­o­do chiu­sano sino­ra non adeguata­mente rap­p­re­sen­ta­to a liv­el­lo oub­bli­co) è pos­si­bile risveg­liare un “inter­esse provin­ciale”, impos­to dal­la real­iz­zazione del prog­et­to e asso­lu­ta­mente indispensabile.

L’o­bi­et­ti­vo (e questo è anche parte del­la Fase 2 del prog­et­to) con­siste quin­di nel­l’intessere la sto­ria del­la cit­tà di Chiusa in questo nuo­vo piano, com­pren­si­vo dei suoi tesori cul­tur­ali, artis­ti­ci e architet­toni­ci quali sono il Con­ven­to dei Cap­puc­ci­ni con il Tesoro di Lore­to, la sede vescov­ile e il Monas­tero di Sabiona, le locan­de del­la Colo­nia artis­ti­ca, il viag­gio in Italia di Albrecht Dür­er ecc…

Un’ottima occasione per Chiusa

Con­trib­u­to di un/a cittadino/a

Un’ot­ti­ma occa­sione per Chiusa

La pos­si­bil­ità che a Chiusa sor­ga un’Area artis­ti­co-cul­tur­ale di richi­amo inter­nazionale la riten­go un’oc­ca­sione stra­or­di­nar­ia per la nos­tra pic­co­la cit­tad­i­na. Può essere che i costi di real­iz­zazione sti­mati spaventi­no; ciononos­tante la dis­cus­sione non dovrebbe fis­sar­si solo sul­la ques­tione dei costi e del­la sede.   

È un fat­to che, a causa di fat­tori esterni, negli ulti­mi decen­ni Chiusa sia anda­ta per­den­do impor­tan­za e che solo lenta­mente si stia risveg­lian­do da questo intor­pidi­men­to nel quale è caduta.

Con l’Area artis­ti­co-cul­tur­ale potrebbe nascere una nuo­va dinam­i­ca, capace non solo di avviare un rilan­cio tur­is­ti­co ed eco­nom­i­co per Chiusa e din­torni, ma anche di fun­gere da catal­iz­za­tore per una Chiusa gio­vane e moderna.

La nasci­ta di nuovi posti di lavoro per i gio­vani, l’inse­di­a­men­to di aziende nuove e gio­vani, nuove pos­si­bil­ità ricre­ative, un ampli­a­men­to del­l’of­fer­ta cul­tur­ale e un pub­bli­co inter­nazionale sono fat­tori capaci di ren­dere inter­es­sante e di richi­amo una local­ità. Sia per la popo­lazione locale che per i turisti.

Markus Trock­er

Feed­back del­lo staff di esperti

Il Prog­et­to Area artis­ti­co-cul­tur­ale mira a rin­gio­vanire Chiusa sot­to moltepli­ci pun­ti di vista. Il poten­ziale per far­lo c’è, come seg­nala­to nel­lo Stu­dio di fat­tibil­ità 2013, ed esiste a diver­si livelli.

L’Area artis­ti­co-cul­tur­ale può (su questo) dare un con­trib­u­to importante:

1) con un pro­gram­ma ampio e vario di even­ti cul­tur­ali riv­olti a diver­si grup­pi di destinatari,

2) con un’at­tiv­ità pro­fes­sion­ale di medi­azione cul­tur­ale e museale

3) con un approc­cio di pro­mozione e aper­tu­ra inter­nazionale ver­so l’arte e la cultura,

4) con l’of­fer­ta di ate­liers per pro­duzioni artis­tiche contemporanee,

5) con un’at­tiv­ità di inten­so net­work­ing con inter­locu­tori inter­re­gion­ali del set­tore muse­ale, artis­ti­co, cul­tur­ale e architettonico,

6) con la costruzione di una sede cul­tur­ale mod­er­na des­ti­na­ta a dare visu­al­iz­zazione all’is­ti­tuzione, ma anche a pro­muo­vere la des­ti­nazione tur­is­ti­ca di Chiusa.

Occasione unica, che capita solo ogni 30 anni

Con­trib­u­to di un/a cittadino/a

Riten­go che l’Area artis­ti­co-cul­tur­ale in Chiusa sia un’oc­ca­sione uni­ca, di quelle che cap­i­tano solo una vol­ta ogni 30 anni.

Il museo, poi, è finanzi­a­to in parte anche dal­l’ester­no e questo sig­nifi­ca che la ric­chez­za, soli­ta­mente des­ti­na­ta ad altri luoghi del­l’Al­to Adi­ge, arriverà invece a Chiusa. Diret­ta­mente (come strut­tura muse­ale) e indi­ret­ta­mente (servizi, gas­trono­mia, com­mer­cio), il Museo creerà nuovi posti di lavoro, gli immo­bili di Chiusa aumenter­an­no di val­ore (da un giorno all’al­tro, con l’in­au­gu­razione del museo) e il pro­fi­lo del­la cit­tà come cit­tad­i­na degli artisti risul­terà anco­ra più marcato.

Sul­la sede o sul­la costruzione di una strut­tura piut­tosto che sul­la rides­ti­nazione di una strut­tura già esistente non sarò io a decidere; lo sapran­no gli architet­ti e i gestori del museo. Un nuo­vo ele­men­to pae­sag­gis­ti­co (nuo­va costruzione) potrebbe però essere cer­ta­mente interessante.

 

Feed­back del­lo staff di esperti

Molti esem­pi di nuove sedi cul­tur­ali pre­sen­ti in giro per il mon­do dimostra­no che i tim­o­ri rel­a­tivi agli alti inves­ti­men­ti in strut­ture cul­tur­ali sono sen­z’al­tro pre­oc­cu­pazioni moti­vate e com­po­nente essen­ziale del proces­so di real­iz­zazione e iden­ti­fi­cazione di una città/comunità che affronta un sim­i­le progetto.

Le infra­strut­ture cul­tur­ali, inoltre, influen­zano sem­pre (nec­es­sari­a­mente) il tes­su­to di una cit­tà mod­i­f­i­can­do lo sguar­do su di essa. E anche questo può gener­are insicurezze.

Al tem­po stes­so, tuttavia,

- le infra­strut­ture cul­tur­ali rap­p­re­sen­tano una forza spe­ciale per la cit­tà e i suoi din­torni, sca­te­nano emozioni, gen­er­a­no lega­mi e fun­gono quin­di da for­ti ele­men­ti di iden­ti­fi­cazione. I cit­ta­di­ni, spes­so inizial­mente crit­i­ci di fronte al prog­et­to, si mostra­no al ter­mine dei lavori orgogliosi del­la “loro sede culturale“;

- le strut­ture cul­tur­ali richia­mano l’at­ten­zione di appas­sion­ati d’arte, architet­tura e cul­tura generan­do una notev­ole attrat­ti­va sul pub­bli­co turistico;

- la pre­sen­za e l’inse­di­a­men­to di artiste/i val­oriz­zano le cit­tà e i loro quartieri ren­den­doli inter­es­san­ti per nuove fasce di popo­lazione e nuovi set­tori eco­nomi­ci (arti­giana­to, gal­lerie, attiv­ità cre­ative ecc.). Il fenom­e­no di un cam­bi­a­men­to delle strut­ture socio-cul­tur­ali è noto tec­ni­ca­mente con il ter­mine di “gen­tri­fi­cazione”, proces­so osserv­abile soprat­tut­to nelle regioni e nei quartieri met­ro­pol­i­tani più sfa­voriti che, gra­zie ad apposi­ti prog­et­ti, risco­prono una nuo­va capac­ità attrat­ti­va des­ti­na­ta a durare nel tempo.

Cer­to è che una strut­tura cul­tur­ale è solo un com­po­nente di una strate­gia d’in­sieme più com­p­lessa e, come tale, non può cer­to risol­vere da sola tut­ti i prob­le­mi di una cit­tà. Nel caso di Chiusa van­no cer­ta­mente stu­diati una cer­ta pro­porzion­al­ità e un con­fezion­a­men­to su misura, eppure anche gran­di prog­et­ti di suc­ces­so, come la “Kul­turhuset” di Stoc­col­ma, il cen­tro Paul Klee di Berna, il com­p­lesso “Zeche Zol­lvere­in” del­la zona del­la Ruhr, pos­sono ispi­rare le rif­les­sioni su Chiusa dimostran­do come i prog­et­ti cul­tur­ali, come quel­lo con­sid­er­a­to ora per Chiusa, pos­sano sen­z’al­tro essere fecondi.

 

 

Art Bonus” — Che cosa si intende?

Doman­da

Si dice che al finanzi­a­men­to dovreb­bero con­tribuire anche degli spon­sor. E in questo con­testo si cita il mod­el­lo “Art Bonus”. Che cosa si intende?

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Sì, per il finanzi­a­men­to del prog­et­to saran­no nec­es­sarie diverse fonti, com­pre­si i con­tribu­ti stanziati da even­tu­ali spon­sor. Per questo grup­po di sosten­i­tori che svol­go­no sostanzial­mente attiv­ità com­mer­ciale, il cosid­det­to “Art Bonus” rap­p­re­sen­ta sen­z’al­tro un mod­el­lo fis­cal­mente inter­es­sante. Stan­do alle infor­mazioni for­nite­ci dal­la Coop­er­a­ti­va Eco­nom­i­ca di Chiusa ci si dovrebbe immag­inare in questo modo l’u­so del­l’Art Bonus: un’azien­da ero­ga un  con­trib­u­to usufru­en­do del­la pos­si­bil­ità di ben­e­fi­cia­re di un cred­i­to d’im­pos­ta pari al 65% delle somme ero­gate (se la don­azione è effet­tua­ta nel peri­o­do d’im­pos­ta 2015, ovvero del 50% se ese­gui­ta nel 2016) ripar­tendo­lo diret­ta­mente in tre rate annu­ali. La don­azione non può super­are il 5 per mille del fat­tura­to ann­uo del­l’azien­da (es. 2.500 EUR per 500.000 EUR di fat­tura­to). L’azien­da dona quin­di il 100% riceven­do indi­etro il 65% (ovvero il 50%), con un onere net­to del 35% (ovvero del 50%). Anche per­sone fisiche e asso­ci­azioni pos­sono comunque erog­a­re don­azioni approf­ittan­do del cor­rispon­dente scon­to fiscale.

Destinare a museo la Chiesa dei Cappuccini

Doman­da

Tro­vo che i musei ospi­tati in sta­bil­i­men­ti o padiglioni in muratu­ra siano fred­di e privi di idee; per questo pro­pon­go invece di adattare la Chiesa dei Cappuccini.

La nos­tra mostra, orga­niz­za­ta ogni due anni nel­l’ed­i­fi­cio del­la scuo­la ele­mentare, ha un otti­mo segui­to. L’opin­ione espres­sa da qua­si tut­ti i vis­i­ta­tori del­la mostra è che non vi sia pos­to migliore per pre­sentare un’e­s­po­sizione di dipinti.

Sen­za dover costru­ire alcun muro cre­do che sia pos­si­bile adattare la chiesa alla nuo­va fun­zione sem­plice­mente strut­turan­dola in più piani con l’u­so di piattaforme e scale in acciaio e andan­do a creare in questo modo un bel­lis­si­mo museo artistico.

Le spese sareb­bero un min­i­mo di quelle sino­ra preventivate.

 

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La des­ti­nazione di chiese sec­o­lar­iz­zate a spazi muse­ali è par­ti­co­lar­mente prat­i­ca­ta in ambi­en­ti angli­cani e nei Pae­si Bassi ma anche, in misura cres­cente, nei nuovi Län­der del­la Ger­ma­nia. Soprat­tut­to la Chiesa protes­tante è assai aper­ta a questo genere di riu­ti­lizzi (per esem­pio res­i­den­ziale, ris­tora­ti­vo, muse­ale ecc.) ma anche a des­ti­nazioni promis­cue (museo e chiesa).

Da quan­to sap­pi­amo, in Alto Adi­ge non è sta­ta fino­ra sec­o­lar­iz­za­ta alcu­na chiesa e con le autorità com­pe­ten­ti il Comune dovrà per­tan­to even­tual­mente chiarire se un tale proces­so pos­sa avere luo­go e, sem­mai, in che tempi.

Il grade­v­ole rialles­ti­men­to di una chiesa in spazio espos­i­ti­vo è, in gen­erale, cer­ta­mente fat­tibile ma la Chiesa dei Cap­puc­ci­ni a Chiusa, anche con l’in­ser­i­men­to di diver­si liv­el­li nel­la nava­ta, risul­ta trop­po poco flessibile e assai lim­i­ta­ta, in ter­mi­ni di spazi, sia per i volu­mi espos­i­tivi che per l’of­fer­ta didat­ti­co-cul­tur­ale pro­posti nel­lo studio.

A mio avviso, l’Area conventuale dei Cappuccini è indicata almeno quanto la costruzione di un nuovo edificio in zona Schindergries

La chiesa può essere adibi­ta a museo per­ché pre­sen­ta una lunghez­za di 27 m per 14 m di larghez­za e 14 di altez­za. La Casa Dür­er non è al momen­to in uso, esat­ta­mente come il Locale delle prove del­la ban­da musi­cale. Demolen­do questi edi­fi­ci si otter­rebbe un 70% di nuo­va cubatu­ra e la preesisten­za potrebbe venire sem­plice­mente inte­gra­ta. Crea un bel­l’am­bi­ente con il gia­rdi­no, il quale offre anche pos­si­bil­ità di ampliamento.

 Lo stu­dio prog­et­tuale com­mis­sion­a­to si occu­perà conc­re­ta­mente di questo aspet­to, dan­done una val­u­tazione e ver­i­f­i­can­do in che misura ques­ta pro­pos­ta pos­sa cos­ti­tuire un’al­ter­na­ti­va val­i­da, soprat­tut­to in ter­mi­ni di dimen­sion­a­men­to, orga­niz­zazione degli spazi per un museo fun­zio­nante, vin­coli di tutela dei beni architet­toni­ci e artis­ti­ci ed even­tu­ali costi derivati dal trasfer­i­men­to delle strut­ture urbane pre­sen­ti nel­l’Area (Bib­liote­ca Civi­ca, Sala delle man­i­fes­tazioni, Locale delle prove del­la ban­da musi­cale ecc.).

(Dimen­sion­a­men­to — Appro­fondi­men­to): Lo stu­dio di fat­tibil­ità con­dot­to sul Museo Alexan­der Koester (09/2013) sug­gerisce una super­fi­cie espos­i­ti­va di 750 m2 e una super­fi­cie min­i­ma totale di piano di 1570 m2 per rius­cire a sod­dis­fare i req­ui­si­ti e gli obi­et­tivi for­mu­lati nel­la pri­ma fase progettuale.